LogoLogo

Storia dell'Arabia Saudita

bandiera Arabia SauditaLa storia dell'Arabia Saudita, per il ruolo speciale che il Paese ha avuto e ha ancora in una delle grandi religioni monoteiste del mondo, non può prescindere dalla storia dell'Islam.

Il periodo pre-islamico

Il mare su entrambi i lati della penisola arabica forniva un accesso sostanzialmente facile alle vicine valli del Nilo e del Tigri-Eufrate, permettendo alle popolazioni costiere della penisola Arabica di instaurare rapporti commerciali.

Gran parte del commercio si svolgeva negli attuali Bahrain e Oman, ma anche nella parte sud-occidentale della penisola, nell'attuale Yemen e nel sud dell'Arabia Saudita.

Di conseguenza già intorno al 1000 a.C. si era sviluppata una notevole civiltà in Arabia meridionale; le popolazioni della zona vivevano in piccoli regni o città-stato, la cui più nota fu probabilmente Saba (la Sheba del Vecchio Testamento). La prosperità dello Yemen indusse i romani a definire la regione "Arabia Felix".

Tuttavia, con l'eccezione delle zone costiere e di alcuni centri dello Hijaz legati al commercio carovaniero, il clima rigido, assieme al territorio desertico e montuoso, poneva forti limiti all'agricoltura, rendendo le regioni interne di difficile accesso. La scarsa popolazione viveva in un regime di sussistenza, basato sulla coltivazione delle oasi e l'allevamento, in parte nomadi o seminomadi. Intorno al 1000 aC venne inventato un metodo per sellare il cammello, unico animale in grado di attraversare grandi tratti di terra arida, e anche gli arabi dell'interno poterono far parte al commercio.

Lo sviluppo commerciale produsse due importanti risultati: il primo fu il sorgere delle città a servizio delle carovane di cammelli: tra queste città ci furono Petra in Giordania, Palmyra in Siria, ma anche piccole città all'interno della Penisola Arabica tra cui La Mecca, che doveva la sua prosperità anche ai santuari visitati da arabi provenienti da tutta la penisola.

Il secondo risultato fu un maggiore contatto degli arabi con il mondo esterno, con Persiani e Romani, e, a lungo termine, il diffondersi di idee e credenze. Nel VI secolo, poco prima della nascita di Maometto, la città di Najran nella parte sud-occidentale dell'odierna Arabia Saudita aveva una chiesa cristiana con un vescovo, monaci e clero, ed era governata da un re ebreo.

Primo periodo islamico (622-700)

I sauditi, e molti altri arabi e musulmani, fanno risalire gran parte della loro eredità alla nascita del profeta Maometto nel 570 d.C., e il tempo precedente l'Islam è generalmente indicato come "il tempo dell'ignoranza". Maometto nacque a La Mecca in un momento in cui la città si stava affermando come centro commerciale; egli apparteneva alla tribù Quraysh, importante in città perché deteneva i diritti sull'acqua per il pellegrinaggio.

I Quraysh avevano stretto alleanze con le tribù di tutta la penisola, il che permise loro di inviare le carovane nello Yemen e in Siria; erano pertanto sotto molti aspetti mediatori di potere per il futuro status quo della società araba. La tribù comprendeva clan formati da vari rami e famiglie; Maometto apparteneva a un clan prestigioso, i figli di Hashim, ma la sua situazione familiare era debole: il padre Abd Allah era morto prima della nascita del figlio, lasciando il Profeta senza protettore; ma lo zio Abu Talib, uno dei capi del clan hashimita, offrì a Maometto una certa protezione quando nel 610 il profeta cominciò a predicare contro la leadership della Mecca.

Tutto quello che sappiamo della vita di Maometto proviene dalla storiografia musulmana. Il Profeta lavorò per Abu Talib nellle carovane, viaggiando al di là dell'Arabia ed entrando in contatto con alcune comunità cristiane ed ebraiche, e conoscendo il tal modo la Bibbia e la fede monoteista. Da bambino era stato inviato nel deserto per cinque anni per imparare le usanze dei beduini, ormai sempre più dimenticate alla Mecca.

All'età di 25 anni Maometto sposò una ricca vedova, e amministrò le attività della moglie, anche se di tanto in tanto si recava da solo tra le montagne circostanti. In una di queste occasioni, secondo la tradizione, gli apparve l'angelo Gabriele che gli chiese di recitare ad alta voce. Quando Maometto domandò che cosa avrebbe dovuto recitare, l'angelo pronunciò per lui i versi che poi andranno a costituire il Corano (che letteralmente significa "recitazione"). Maometto continuò a ricevere rivelazioni da Allah per tutta la vita, a volte attraverso l'angelo Gabriele e altre volte in sogni e visioni.

Per qualche tempo Maometto parlò solo alla moglie delle sue esperienze, ma nel 613 le riconobbe apertamente e iniziò a promuovere un nuovo ordine sociale e spirituale basato sul Corano. Il messaggio di Maometto fu inquietante per molti Quraysh: il Profeta attaccava i costumi tradizionali arabi che permettevano matrimoni facili e l'uccisione della prole indesiderata; ma ancor più pericolosa era l'affermazione che c'era un solo Dio, perché nel condannare il culto degli idoli venivano minacciati i profitti dei pellegrinaggi. Nel 618 Maometto aveva ormai un tale seguito di discepoli da preoccupare seriamente i capi della città.

I Quraysh esitavano ad attaccare il Profeta, protetto da suo zio, ma perseguitarono i suoi seguaci. Per proteggerli, Maometto li mandò in Etiopia, dove vennero accolti dal re cristiano che vedeva una connessione tra le idee del Profeta e la propria religione. Lo zio morì nel 619, e nel 622 Maometto fu obbligato a lasciare segretamente la Mecca, viaggiando per circa 320 chilometri verso nord fino alla città di Yathrib. Questa emigrazione o Hijra segna l'inizio del calendario islamico, che si basa sul mese lunare.

I Quraysh non erano disposti a lasciare Maometto a Yathrib, ed ebbero luogo varie battaglie; alla fine il Profeta prevalse e nel 630 tornò alla Mecca, dove fu accolto senza trovare resistenza. In seguito si diresse verso sud e attaccò le roccaforti di At Taif e Khaybar, che si arresero dopo lunghi assedi. Al momento della sua morte nel 632 d.C., Maometto aveva la lealtà di quasi tutta l'Arabia, anche di molte tribù che non erano diventate musulmane. Il Profeta desiderava che i pagani si convertissero, ma permise a cristiani ed ebrei di mantenere la loro fede a condizione di pagare una tassa speciale a titolo di penale per la mancata sottomissione all'Islam.

Dopo la morte del Profeta, la maggior parte dei musulmani riconobbe l'autorità di Abu Bakr, uno dei primi convertiti, e un anziano rispettato nella comunità. Abu Bakr mantenne la fedeltà delle tribù arabe con la forza, e nelle battaglie che seguirono divenne praticamente impossibile per una tribù araba conservare pratiche politeiste: tutti, tranne giudei e cristiani, furono costretti a diventare musulmani, e in tal modo l'Islam divenne la religione della maggior parte degli arabi.

Il Profeta non ebbe successore spirituale, in quanto la rivelazione di Dio (il Corano) era stata data solo a Maometto. Ci furono tuttavia dei successori della sua autorità temporale, i quali vennero chiamati califfi e governarono il mondo islamico fino al 1258 quando l'ultimo califfo e tutti i suoi eredi vennero uccisi dai Mongoli. Per i primi 30 anni dopo Maometto i califfi governarono il crescente impero islamico dalla città di Yathrib, che fu ribattezzata Madinat an Nabi ("la città del Profeta") o Al Madinah al Munawwarah ("la città illuminata"), nome di solito abbreviato semplicemente a Medina, cioè "la città."

In breve tempo i califfi conquistarono un grande impero. Con la conclusione delle guerre di apostasia, le tribù arabe unificate sotto l'Islam incanalarono le proprie energie contro l'Impero Persiano e il Sacro Romano Impero, imponendo il proprio controllo dalla Spagna al Pakistan. I fantastici risultati dell'Islam dopo il 656 non vennero però più controllati dall'Arabia. Il terzo califfo, Uthman, fu assassinato nel 656, e il mondo musulmano venne diviso; il quarto califfo, Ali, che fu assassinato nel 660, trascorse la maggior parte del suo tempo in Iraq. Dopo Ali, gli Omayyadi fondarono a Damasco una dinastia ereditaria, che nel 750 fu rovesciata dagli Abbasidi, i quali governarono da Baghdad.

Il Medio Evo, 700 - 1500

Fino a circa l'anno 900, i centri di potere islamico restarono nella "Fertile Mezzaluna", un semicerchio di terra fertile che si estende dalla costa sud-orientale del Mediterraneo attraverso il deserto siriano fino al Golfo Persico e al cuore della penisola arabica. Dopo il secolo IX, tuttavia, i centri di potere si spostarono sempre più lontano, verso l'Egitto, l'India, la Turchia e l'Asia centrale, per cui il cuore della civiltà islamica non fu più lo Hijaz con la Mecca e Medina.

Le città sante restarono centri spirituali perché erano la destinazione del pellegrinaggio a cui tutti i musulmani erano tenuti, se possibile, almeno una volta nella vita. Dopo la morte di Maometto, Medina continuò ad essere centro amministrativo e intellettuale; vi si tenevano le discussioni giuridiche che avrebbero portato alla codificazione del diritto islamico. L'Islam ortodosso (o sunnita) riconosce quattro scuole di diritto, e una di queste, la scuola di Malik ibn Anas (morto nel 796), che si osserva oggi in gran parte dell'Africa e dell'Indonesia, trae origine dagli studiosi di Medina. Le altre tre scuole giuridiche sunnite (hanafita, Shafii, e hanbalita) si svilupparono nello stesso periodo, ma in gran parte in Iraq.

L'Arabia è stata anche la sede di alcuni dei conflitti su cui si basano le divisioni settarie dell'Islam. Gli sciiti (da Shiat Ali o "partito di Ali"), sono ancora presenti nel Regno Saudita, ma in maggior parte in Iraq e Iran. Una setta sciita, conosciuta come movimento kharigita, ebbe inizio con l'assassinio di Uthman, il terzo califfo, e il trasferimento di potere ad Ali, il quarto califfo. Muawiyah in Siria contestò l'elezione di Ali a califfo, dando inizio a una guerra. Muawiyah e Ali infine trovarono un accordo, ma parte dell'esercito di Ali contestò il compromesso lasciando il campo di Ali (il termine khariji significa "quelli che lasciano").

La caratteristica più importante del movimento kharigita era l'opposizione ai rappresentanti del califfo e in particolare a Muawiyah, che divenne califfo dopo Ali. Secondo i Kharigiti Maometto era stato inviato per portare la giustizia al mondo e insegnare agli arabi a pregare e distribuire ricchezza e potere in modo equo. Chiunque non seguisse le direttive del Profeta doveva essere espulso o ucciso; il movimento kharigita continuò ad avere peso sulla costa del Golfo Persico fino al secolo XI e sopravvisse nel XX secolo nella forma più moderata dell'Islam Ibadita, e fu comunque indicativo dell'ideologia missionaria dell'Islam, che rese possibile la conquista di vasti territori già nel settimo secolo.

La setta sciita ortodossa ebbe origine in circostanze analoghe a quelle del movimento kharigita. Gli Sciiti credevano che Ali avrebbe dovuto guidare la comunità musulmana subito dopo il Profeta. Invece vennero scelti prima Abu Bakr, poi Umar, e infine Uthman. Quando Ali divenne finalmente califfo nel 656, gli sciiti rifiutato di accettare le pretese al califfato di altri leader musulmani come Muawiyah.

La controversia tra Ali e Muawiyah non venne mai risolta. Muawiyah tornò in Siria mentre Ali rimase in Iraq, dove fu assassinato da un seguace kharigita nel 660. Muawiyah assunse il califfato, mentre i sostenitori di Ali trasferirono la loro fedeltà ai suoi due figli, Hasan e Husayn. Mentre Hasan rifiutava di sfidare Muawiyah, Husayn fu più deciso. Quando il figlio di Muawiyah, Yazid, succedette al padre, Husayn non ne riconobbe l'autorità e partì per l'Iraq per trovare sostenitori, ma venne intercettato da forze fedeli a Yazid. Husayn rifiutò di arrendersi, e tutto il suo seguito, inclusi donne e bambini, vennero trucidati a Karbala, nel sud-est dell'Iraq.

L'uccisione di Husayn segnò la nascita degli sciiti come setta distinta, che si suddivise in diverse denominazioni in base alle dispute su chi dei diretti discendenti di Ali di sesso maschile dovesse essere il leader spirituale. La maggioranza riconobbe una linea di dodici capi, o Imam, da Ali a Muhammad al Muntazar. Questi sciiti, spesso indicati come "duodecimani", sostengono che il dodicesimo Imam non sia morto, ma solo scomparso nell'874, e attendono il ritorno di questo Mahdi per inaugurare un nuovo ordine più perfetto.

Gli sciiti hanno sviluppato diversi rituali, tra cui l'Ashura (commemorazione della morte di Husayn) e i pellegrinaggi ai santuari di Ali e dei suoi familiari. Secondo le rigide interpretazioni wahabite, queste pratiche assomigliano ai riti pagani che il Profeta attaccava, e questo spiega i tanti scontri settari nei secoli, soprattutto nella Provincia Orientale.

Un secondo gruppo sciita, gli ismailiti, o settimani, seguono una linea di Imam che contestarono il settimo Iman e sostennero un fratello più giovane, Ismail. La linea ismailita continua fino ai giorni nostri con l'Imam Sadr ad Din Agha Khan, deceduto nel 2003, diretto discendente di Ali. Anche se oggi l'Arabia Saudita non ha comunità ismailitiche, un centro ismailita importante esisteva tra il IX e l'XI secolo ad Al Hufuf, nella parte orientale della Arabia. Gli ismailiti di Al Hufuf nel 930 saccheggiarono le principali città dell'Iraq, attaccarono Mecca e rimossero la pietra sacra della Kaaba, per cui il pellegrinaggio venne sospeso per diversi anni, finché il califfo pagò un riscatto agli ismailiti.

In circostanze normali, i musulmani visitavano la Mecca ogni anno, e il califfo doveva mantenere le vie di pellegrinaggio sicure. Ma dopo il IX secolo il potere del califfo si indebolì e lo Hijaz era oggetto delle brame di ogni sovrano che ambisse a consolidare la propria autorità nel mondo islamico. Il controllo dello Hijaz avveniva soprattutto per mezzo dei porti sul Mar Rosso; infatti, anche se teoricamente era possibile raggiungere le città sante attraversando il Najd, la presenza di montagne e deserti rendevano più semplice aggirarlo.

Dopo il XIII secolo, il pellegrinaggio si svolgeva soprattutto lungo il Mar Rosso, bypassando il Najd. Da questo nacquero i due volti dell'Arabia: a ovest il cosmopolita Hijaz, ad est l'isolato Najd, in cui, durante il XVIII secolo, si sviluppò la corrente wahhabita, affiancandosi all'ascesa della famiglia Al Saud.

La Famiglia Saud e l'Islam wahhabita (1500-1850)

La famiglia Al Saud ebbe origine in Ad Diriyah, nel centro del Najd. Intorno al 1500 gli antenati di Saud ibn Muhammad acquisirono dei boschi di datteri e vi si stabilirono; l'insediamento col tempo si sviluppò in una cittadina con a capo il clan Al Saud. L'ascesa di Al Saud è connessa a Muhammad ibn Abd al Wahhab (morto nel 1792), studioso musulmano che pose le basi del movimento wahhabita.

Col passare del tempo la pratica sciita aveva iniziato a venerare oggetti, tombe e luoghi; Al Wahhab alla fine del 1730 cominciò a predicare sia contro gli sciiti che contro altre pratiche popolari locali, sostenendo il principio islamico che esiste un solo Dio, e che non condivide il proprio potere con nessuno. Da questo principio unitario, i suoi seguaci cominciarono a definirsi muwahhidun (unitariani) e ad essere chiamati "wahhabiti".

L'idea di un dio unitario aveva anche una importanza politica; diresse il suo attacco contro gli sciiti e cercò una figura politica che potesse dare alle sue idee un pubblico più ampio. Costretto a lasciare Uyaynah, Al Wahhab si diresse verso Ad Diriyah, dove aveva già preso contatti con Muhammad ibn Saud. Nel 1744 Muhammad ibn Saud e Abd al Wahhab giurarono di cooperare nella creazione di uno stato basato sui principi islamici, caposaldo che è rimasto nell'ideologia politica saudita fino all'epoca odierna.

Muhammad ibn Saud guidò il suo esercito contro città e villaggi Najdi per sradicare le pratiche popolari e sciite, unificando tutte le città e tribù del Najd. Alla sue morte nel 1765, il figlio Abd al Aziz proseguì l'avanzata wahhabita. Nel 1801 gli eserciti Al Saud-wahhabiti attaccarono e saccheggiato Karbala, il santuario sciita nell'est dell'Iraq, distruggendo monumenti e lapidi oggetti di culto per i musulmani sciiti. Nel 1803 presero il controllo delle città sunnite nello Hijaz, e questo gesto pose l'impero Al Saud in conflitto con il resto del mondo islamico. Le pratiche popolari e sciite che i wahhabiti contestavano come politeistiche erano importanti per altri musulmani, allarmati ormai per la distruzione dei santuari e la limitazione di accesso alle città sante.

I turchi ottomani, al tempo la maggiore forza politica nel mondo islamico, rifiutarono di concedere ai Sauditi il dominio dello Hijaz; ma l'impero ottomano, in declino già da oltre due secoli, non aveva forze sufficienti e pertanto delegò la riconquista del Hijaz al comandante della loro guarnigione in Egitto, Muhammad Ali, che nel 1816 inviò il figlio Tursun con un esercito nello Hijaz.

Intanto eramo morti sia Muhammad ibn Abd al Wahhab nel 1792 che Abd al Aziz, a cui era succeduto il figlio Saud; alla morte di Saud nel 1814, il figlio Abd Allah si trovò ad affrontare l'esercito egiziano. Tursun conquistò la Mecca e Medina quasi immediatamente, e Abd Allah si ritirò verso le roccaforti della sua famiglia nel Najd. L'egiziano Muhammad Ali inviò un altro esercito sotto il comando del figlio Ibrahim contro Ad Diriyah, capitale della famiglia Al Saud, che fu costretta a capitolare nel 1818 dopo due anni di assedio.

Il XIX Secolo

La storia moderna d'Arabia viene solitamente suddivisa in tre periodi che seguono le sorti della famiglia Al Saud. Il primo periodo inizia con l'alleanza tra Muhammad ibn Saud e Muhammad ibn Abd al Wahhab e si conclude con la sconfitta di Abd Allah. Il secondo periodo va dal 1818 all'emergere del secondo Abd al Aziz ibn Saud, fondatore del Stato moderno, il terzo comprende la fondazione dell'attuale Regno dell'Arabia Saudita.

Nel tentativo di consolidare il proprio controllo su tutta la penisola, gli egiziani cercarono di sradicare dall'Arabia la famiglia Al Saud: Abd Allah fu pubblicamente decapitato a Istanbul e altri membri della famiglia furono costretti a lasciare il paese. La città di Ad Diriyah fu rasa al suolo, i palmeti vennero bruciati, e truppe egiziane presidiavano punti strategici della penisola tra cui il porto di Al Qatif sul Golfo Persico e vari luoghi lungo la costa del Mar Rosso.

Nello Hijaz, Muhammad Ali restaurò l'autorità degli Sharif. Intanto Turki ibn Abd Allah, zio dell'ultimo sovrano Saud, che era riuscito a fuggire da Ad Diriyah nel 1818, dopo essersi nascosto per due anni tra forze a lui fedeli nel sud, riprese Ad Diriyah nel 1821 e procedette verso Riyadh, vi stabilì la sua nuova capitale, e nel 1824 aveva recuperato il resto del Najd. Il suo successo dimostrava quanto le forze wahhabite erano ormai consolidate nel territorio. Dopo la morte di Muhammad ibn al Wahhab nel 1792, il capo della famiglia Al Saud assunse il titolo di imam; da allora gli Al Saud vennero riconosciuti non solo come sceicchi, ma anche come imam wahabiti, riunendo in sé la funzione politica e religiosa.

Da Riyadh Turki e i suoi successori governavano una vasta area a nord e a sud del Neged; non si trattava di un vero e proprio stato, ma di una grande sfera di influenza mantenuta attraverso alleanze. All'interno di tale sfera di influenza, Turki utilizzava le proprie truppe come forze di polizia contro le tribù recalcitranti, sotto l'egida della guerra santa (jihad). Le città pagavano un tributo, e le truppe consegnavano un quinto del loro bottino all'erario di Al Saud.

Nel resto del mondo arabo e in Arabia occidentale le idee wahhabite non avevano trovato molto seguito, e quindi la famiglia Al Saud non fu in grado di ottenere un appoggio in Hijaz durante il XIX secolo; tuttavia mantenne la propria autorità in Arabia per diversi motivi. Innanzitutto gli Al Saud erano riusciti a resistere alle interferenze degli egiziani, che furono poi gravemente indeboliti dopo la sconfitta della loro flotta da parte dei britannici e francesi al largo delle coste della Grecia nel 1827, il che li distolse dall'Arabia. Inoltre la famiglia Al Saud divenne di grande importanza finanziaria per i turchi ottomani, in quanto agivano come loro esattori nel ricco stato di Oman.

Gli Ottomani continuarono a cercare di estendere il loro controllo sull'Arabia ma si scontrarono con il crescente interesse del governo britannico in India, che doveva affrontare la pirateria delle tribù arabe nel Golfo Persico; inoltre gli inglesi erano anche preoccupati dell'ostilità ottomana in una zona così vicina all'India e al Canale di Suez. In questo contesto la famiglia Al Saud aveva buone possibilità di affermarsi nel conflitto tra le due grandi potenze del Golfo Persico.

Tuttavia all'interno della famiglia continuavano le lotte intestine. Turki fu ucciso nel 1834; il figlio Faisal salì al potere, ma il fratello Khalid cercò di soppiantarlo con il sostegno degli egiziani. Faisal riconquistò Riyad nel 1845 e governò fino al 1865, dando una certa stabilità all'Arabia. Alla sua morte i suoi tre figli, Abd Allah, Abd ar Rahman, e Saud - e anche alcuni dei figli di Saud - occuparono a più riprese Riyadh, ciascuno ottenendo il sostegno di varie tribù e città. Questa instabilità accelerò il declino della famiglia Al Saud dopo la morte di Faisal.

Intanto Muhammad ibn Rashid, che controllava la zona intorno al Monti Shammar, espandeva la sua influenza nel Najd settentrionale; nel 1890 espulse i figli di Saud ibn Faisal da Riyadh e ne restituì il controllo nominale a loro zio, Abd ar Rahman, lasciando però il controllo militare della città nelle mani del suo comandante, Salim ibn Subhan. Quando Abd ar Rahman tentò di esercitare una vera autorità, fu cacciato di Riyadh. Così la famiglia Al Saud, con il giovane erede Abd al Aziz, fu costretta a rifugiarsi presso l'emiro del Kuwait.

L'Ascesa di Abd Al Aziz, 1890-1926

Il fondatore dell'Arabia Saudita moderna visse gran parte della sua giovinezza in esilio; la sua ascesa si sviluppò in tre momenti; nel 1905 riconquistò Najd; nel 1921 sconfisse il clan Rashidi presso Hail, e nel 1924 conquistò lo Hijaz. Nella prima fase Abd al Aziz operò come avevano fatto per secoli i capi tribali: mentre era ancora in Kuwait radunò una piccola forza tra le tribù circostanti e cominciò ad attaccare le zone a nord di Riyadh controllate dai Rashidi. Poi nel 1902 guidò un attacco a sorpresa contro la guarnigione a Riyadh.

Ottenuto il sostegno dell'establishment religioso wahhabita a Riyadh, nonostante la sua giovane età, continuò a stringere accordi con altre tribù, rafforzando la propria posizione. Nel 1905 il governatore ottomano in Iraq riconobbe Abd al Aziz come vassallo ottomano nel Najd; Al Aziz accettò l'appoggio ottomano, ma nello stesso tempo trattava con gli inglesi per liberare l'Arabia dall'influenza ottomana. Infine nel 1913 cacciò gli eserciti ottomani dalla parte orientale dell'Arabia e procedette a rafforzare la propria posizione anche nel Neged.

Intanto tra i beduini si diffondeva il movimento Ikhwan, aderente all'Islam wahhabita; i beduini iniziarono a lasciare il tradizionale stile di vita nel deserto a favore di insediamenti agricoli chiamati hujar (al singolare, hijra); il termine era riferito originariamente all'emigrazione di Maometto dalla Mecca a Medina nel 622, e implicava che stabilirsi in un hijra era una scelta di vita basata sulla rigida ortodossia islamica, la "Sunna", che includeva la preghiera pubblica, la frequenza della moschea, la separazione tra uomini e donne, la condanna di musica, fumo, alcool e tecnologia.

I seguaci dell'Ikhwan guardarono ad Abd al Aziz come loro capo. Nel 1915 c'erano oltre 200 hujar nel Neged e quasi 100mila Ikhwan in attesa solo di combattere. Abd al Aziz aveva un'arma potente, ma sapeva di doverla usare con cautela: voleva strappare Hail ad Al Rashid, estendere il suo controllo nei deserti del nord - odierne Siria e Giordania - e occupare lo Hijaz e la costa del Golfo Persico.

Ma gli inglesi, sempre più coinvolti in Arabia dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, avevano stabilito protettorati con diverse dinastie regnanti lungo la costa del Golfo, e non volevano che Abd al Aziz estendesse la sua influenza al di là del Giordano e in Persia. Quindi Abd al Aziz poté solo rivolgere le sue attenzioni a Hail. Gli Ikhwan invece non avevano interesse per Hail, mentre avrebbero voluto attaccare La Mecca e Medina, controllate da Hussein della famiglia Sharif che impediva loro di recarsi in pellegrinaggio alle città sante.

Nel 1919 gli Ikhwan sconfissero le truppe di Sharif, ma Abd al Aziz riuscì a dirigerli verso Hail, che fu presa nel 1921. Gli Ikhwan avanzarono fino alla Transgiordania, in cui gli inglesi stavano cercando di insediare il figlio di Hussein, Abd Allah; ancora una volta Abd al Aziz tenne a freno le sue truppe per evitare scontri con gli inglesi.

Abd al Aziz fu premiato per la sua pazienza. Nel 1924 Hussein era indebolito politicamente. Quando alla fine della prima guerra mondiale era stato deposto il sultano ottomano, che aveva anche il titolo di califfo dell'Islam, Hussein assunse questo titolo, ma molti musulmani non accettarono la sua gestione disinvolta della tradizione; inoltre gli inglesi non erano più disposti ad appoggiarlo, mentre era cresciuta la loro fiducia in Abd al Aziz, il quale poté entrare alla Mecca e Medina con poca opposizione.

La nascita dell'attuale Regno Saudita: Abd al Aziz (1926-1953)

Abd al Aziz, della famiglia Al Saud era capo tradizionale di un clan che aveva la lealtà di varie tribù, ma era anche un imam wahhabita e aveva la fedeltà del movimento Ikhwan. Quando divenne governatore della Mecca e di Medina, assunse anche le responsabilità di "Khadim al Haramayn" (servo dei due santuari), posizione di rilievo in tutto il mondo musulmano. Inoltre, siccome era riuscito a mantenere la propria autorità nonostante la pressione delle potenze occidentali, era diventato l'unico leader arabo veramente indipendente dopo la prima guerra mondiale.

Nel porre le basi del nuovo stato saudita, Abd al Aziz dovette prendere in considerazione le varie identità. Ottenuto il controllo dello Hijaz, tenne un referendum informale con i notabili della regione, che lo scelsero come loro re, e tenne a freno i più fanatici dei suoi seguaci wahhabiti ottenendo quindi il sostegno delle autorità religiose locali tradizionali, o ulama. Gli altri paesi musulmani, sotto il dominio o il protettorato straniero, non erano in grado di sfidare lo stato saudita.

Tuttavia esistevano dei problemi di politica interna. Il primo e più grave era l'Ikhwan, che non tollerava le concessioni alla modernità che Abd al Aziz era costretto a fare, quali l'uso di tecnologie come il telegrafo, o la crescente presenza di stranieri non-musulmani. Inoltre gli Ikhwan continuavano a voler imporre il proprio messaggio agli altri musulmani sia in Arabia Saudita che in Iraq, dove c'erano forti interessi inglesi. Il modo in cui Abd al Aziz riuscì a controllare il movimento Ikhwan fu un'ulteriore prova della sua grande capacità di governo.

Come già in passato, viaggiò nel Paese tenendo assemblee cittadine, grandi e piccole; parlò ai suoi seguaci, ma anche alle autorità religiose, in cerca di consiglio e approvazione. Agli ulama che, sospettosi delle innovazioni, si opponevano alla radio, dimostrò che la nuova tecnologia poteva essere usata per trasmettere il Corano. Alla fine del 1920 la maggior parte dei gruppi si era schierata con lui.

Abd al Aziz fu attento a non farsi più nemici del necessario, e cercò di rendersi amici anche i nemici, come i suoi due rivali della prima guerra mondiale, i Rashidi di Hail e gli Sharif della Mecca. Dopo la conquista di Hail, Abd al Aziz ristabilì i legami matrimoniali che il suo antenato Turki aveva creato tra le due famiglie, facendo sposare tre vedove Rashidi a suoi familiari. Dopo aver preso lo Hijaz, invece di espellere gli Hashimiti concesse a vari membri grandi terreni, consentendo loro di rimanere nella zona e prosperare.

Il nuovo regno saudita ebbe scarse risorse economiche nei primi venti anni; il Najd non era mai stato ricco, e nel corso del secolo precedente i capi tribù erano diventati dipendenti dagli aiuti britannici. Ma gli inglesi, quando la situazione politica in Arabia si fu stabilizzata, diventarono meno propensi a sostenere Abd al Aziz. La conquista dello Hijaz e le conseguenti entrate dei pellegrinaggi migliorarono la finanze saudite, ma la recessione mondiale successiva al 1929 ridusse questo reddito di oltre la metà.

L'evento che cambiò tutto fu la scoperta di enormi riserve di petrolio nel regno; nel 1930 aziende inglesi e statunitensi entrarono in concorrenza per i diritti di estrazione, e vinse la Standard Oil of California (Socal), che alla fine degli anni Trenta aveva scoperto enormi giacimenti vicini alla superficie e quindi poco costosi da estrarre.

I regni di Saud e Faisal, 1953-75

Alla morte di Abd al Aziz nel 1953 gli successe il figlio, Saud, che non fu all'altezza delle sfide di governo. Spendaccione anche prima di diventare re, spese ingenti somme per mantenere l'esercito chiamato "armata bianca" nel suo immenso palazzo. Le entrate dello stato non bastavano a finanziare le spese per mantenere la fedeltà delle tribù, le sovvenzioni ai vari gruppi stranieri, e le follie personali del re. Nel 1958 il riyal (la moneta saudita) dovette essere svalutato quasi dell'80%, nonostante i proventi petroliferi annui fossero superiori ai 300 milioni di dollari.

Le spese inutili, la mancanza di sviluppo nei servizi, i bassi salari crearono grande insoddisfazione nel Paese; i sauditi stavano ormai diventando consapevoli della doppia velocità della nazione: da una parte le classi privilegiate godevano di lussi sconosciuti pochi anni prima - al tempo di Abd al Aziz, il suo primo palazzo era fatto degli stessi mattoni di fango seccati al sole usati dai contadini, sceicchi e pastori beduini si chiamavano per nome, e indossavano abiti molto simili. Sotto Saud invece i figli della classe emergente erano educati all'estero.

Nel 1953 e nel 1956 i lavoratori dell'Aramco saudita entrarono in sciopero. Saud emise un decreto nel giugno 1956 che puniva gli scioperi con il licenziamento. In politica estera Saud promosse l'unità araba, chiedendo assieme all'egiziano Gamal Abdul Nasser la liberazione della Palestina, e stringendo con l'Egitto un patto di difesa reciproca nell'ottobre 1955. Quando le forze francesi, inglesi e israeliane invasero l'Egitto nel 1956 a seguito della nazionalizzazione di Nasser del Canale di Suez, Saud concesse l'equivalente di 10 milioni di dollari all'Egitto, interruppe le relazioni diplomatiche con Gran Bretagna e la Francia, e pose un embargo alle forniture di petrolio verso entrambi i Paesi. Anche i rapporti con gli Stati Uniti inizialmente si raffreddarono e nel 1954 gli americani smantellarono la loro base a Dhahran.

Nel 1957 re Saud visitò gli Stati Uniti e, in una conferenza congiunta con il presidente Dwight D. Eisenhower, sostenne la Dottrina di quest'ultimo e concordò un rinnovo quinquennale della base aerea statunitense a Dhahran. Intanto le relazioni con l'Egitto peggioravano. Nasser aveva deposto un re in Egitto e incoraggiava atteggiamenti rivoluzionari in altri paesi arabi. La sua ideologia di unità araba e socialismo economico era contraria alla mentalità di molti sauditi, che desideravano conservare un regno indipendente e un'economia capitalistica e temevano l'Unione Sovietica. Nel 1958 Siria ed Egitto si fusero nella Repubblica Araba Unita, e si diffusero notizie di una presunta cospirazione da parte di Saud per far assassinare Nasser.

I membri anziani della famiglia reale erano sempre più scontenti della tendenza di Saud di nominare i suoi figli, giovani e inesperti, a importanti posizioni di governo, in contrasto con la prassi tradizionale di selezionare il membro della famiglia più anziano ed esperto. A questo si aggiungevano le preoccupazioni per le spese dissennate di Saud e la trama del presunto assassinio di Nasser, per cui i membri prominenti della famiglia esortarono Saud a cedere il potere a Faisal.

Il 24 marzo 1958, Saud emise un decreto reale dando a Faisal poteri esecutivi in politica estera e interna, compresa la gestione economica. Faisal avviò un programma di austerità nel 1959 riducendo le sovvenzioni alla famiglia reale; ma nel 1961 Saud e la sua cerchia spinsero Faisal alle dimissioni.

Saud assunse la carica di primo ministro e nominò il fratello Talal ministro delle finanze, inserendo nel governo dei sauditi educati in Occidente. Ci fu gran parlare di riforme, ma tutto si risolse in un niente di fatto. Talal partì per il Cairo, portando con sé ufficiali dell'aereonautica e aerei. Intanto nel settembre 1962 era scoppiata nello Yemen la guerra civile: i sauditi appoggiavano i monarchici, le forze egiziane erano intervenute a sostegno dei rivoluzionari. Sembrava che anche la monarchia saudita fosse vicina al crollo.

Faisal venne nominato vice primo ministro e ministro degli esteri nel marzo 1962, per sostituire Saud negli Stati Uniti per cure mediche. Nel mese di ottobre 1962 molti ulama e principi sauditi chiesero a Faisal di accettare la corona, ma egli rifiutò, dichiarando che aveva promesso al padre di sostenere Saud. Faisal divenne poi primo ministro, e nominò Khalid suo vice, formò un governo, prese il comando delle forze armate e ben presto ripristinò la loro lealtà.

Il mese successivo annunciò un piano di riforma in dieci punti. Tra questi vi erano una costituzione, l'istituzione di governi locali, un sistema giudiziario indipendente composto da laici e religiosi; si impegnò a rafforzare l'Islam e a garantire il progresso regolamentando le attività economiche e commerciali, introducendo la previdenza sociale, l'indennità di disoccupazione, borse di studio, e l'abolizione della schiavitù. Il presidente John F. Kennedy promise il sostegno economico degli Stati Uniti ai piani di riforma di Faisal e garantì l'integrità territoriale dell'Arabia Saudita, e vennero ristabilite anche le relazioni diplomatiche con Gran Bretagna e Francia.

Il piano di riforma di Faisal e l'impegno militare in Yemen richiedevano risorse economiche notevoli; nel marzo 1964, un regio decreto approvato dalla famiglia reale e dagli ulama ridusse i poteri e il bilancio personale di Saud. Questi, occupato con un grande seguito in un dispendioso tour in Europa, si infuriò, ma la famiglia reale e gli ulama non cedettero. Il 2 novembre 1964 gli ulama emisero una fatwa (decreto religioso) definitivo, con il quale Saud era deposto, e Faisal dichiarato re.

Durante il suo regno, Saud si era isolato dalla cittadinanza, e i suoi consiglieri si erano occupati principalmente di acquisire ricchezza e potere personale. Faisal, al contrario, nonostante le lunghe ore di lavoro, si rese disponibile al pubblico tutti i giorni nei tradizionali Majlis, seguiti da un pranzo aperto a tutti. Durante il suo regno (1964-1975) Faisal si pose l'obiettivo di modernizzare il Paese. Per evitare lotte intestine di successione, nel primo mese del suo regno designò il fratellastro Khalid principe ereditario. Sultan, altro fratellastro, fu nominato ministro della difesa e dell'aeronautica con il compito di modernizzare l'esercito e creare di un sistema di difesa aerea per proteggere la nazione e le sue riserve di petrolio da potenziali minacce.

Aumentò i fondi per l'Università di Abd al Aziz a Jeddah e fondò l'Università del Petrolio e Minerali a Dhahran, convinto che l'influenza straniera sarebbe stata inevitabile fino a quando il sistema educativo non si fosse sviluppato; inoltre riorganizzò le priorità per lo sviluppo economico, destinando i proventi del petrolio a investimenti atti a stimolare la crescita.

Preoccupato dalle idee sovversive che si diffondevano nel mondo arabo, il nuovo re convocò una Conferenza Islamica nel 1965. Faisal era cresciuto in un ambiente spartano, e aveva appreso dalla madre i valori della leadership tribale; il suo idealismo religioso non inficiava la sua attività politica, che era per un atto religioso di riflessione, dignità e integrità. Il rispetto per Faisal aumentava nel mondo arabo grazie ai notevoli cambiamenti in Arabia Saudita, all'ottima gestione delle città sante, al suo anti-sionismo, e al potere finanziario in rapida crescita.

Intanto venivano introdotte la tecnologie occidentali ma con cautela, mantenendo la via di mezzo sia per tener buoni modernisti da una parte e oltranzisti religiosi dall'altra, sia perché Faisal era sinceramente convinto che bisognasse sostenere un corretto orientamento religioso per compensare gli effetti negativi della modernizzazione.

Venne avviato un massiccio programma educativo, con le spese per l'istruzione a un livello annuale di circa il 10 per cento del bilancio; furono istituiti centri di formazione professionale, istituti di istruzione superiore, scuole elementari femminili, poste sotto controllo religioso per placare quanti si opponevano all'istruzione per le donne.

In politica estera vennero raggiunti accordi sulle controversie di confine con la Giordania, il Qatar e l'Iran. La formazione degli Emirati Arabi Uniti (UAE) nel 1971 tuttavia non ricevette riconoscimento ufficiale fino alla soluzione della annosa controversia sull'oasi di Al Buraymi.

Il maggior problema del Regno Saudita nella penisola arabica era ancora la crisi dello Yemen. Nel mese di agosto 1965, Faisal e Nasser concordarono a Jeddah un immediato cessate il fuoco, la fine degli aiuti sauditi ai realisti e il ritiro delle forze egiziane; ma una conferenza a Harad in Yemen delle parti yemenite opposte non arrivò ad una soluzione, e le ostilità ripresero. I monarchici ottennero molti successi, e gli egiziani annunciarono che non avrebbero ritirato il resto delle loro truppe, convinti che i sauditi fossero nuovamente intervenuti. Ci fu un bombardamento aereo egiziano di installazioni a sud della Arabia Saudita, che rispose chiudendo le sue due banche egiziane, mentre l'Egitto per rappresaglia sequestrava tutte le aziende di proprietà saudita in Egitto.

Il re deposto Saud, al tempo residente in Egitto, donò 1 milione di dollari alla Repubblica Araba dello Yemen (Yemen del Nord) dichiarando la sua intenzione di tornare a governare "per salvare il popolo e la terra saudita". Una serie di attentati terroristici contro residenze della famiglia reale e personale statunitense e britannico portò all'arresto di un gruppo comprendente diciassette yemeniti, che vennero condannati e giustiziati pubblicamente. Il conflitto egiziano-saudita si concluse solo con la Conferenza di Khartoum nell'agosto 1967.

Nel giugno 1967 era scoppiata la "Guerra dei sei giorni" tra Israele da una parte ed Egitto, Siria e Giordania dall'altra, e le dispute tra gli stati arabi divennero secondarie rispetto alla "minaccia" di Israele. L'influenza di Faisal nelle conferenze arabe aumentava, rafforzata dalle enormi entrate e dalla sua reputazione irreprensibile di musulmano devoto, soprattutto dopo l'occupazione israeliana di Gerusalemme, la terza città santa dell'Islam.

Alla Conferenza di Khartoum Arabia Saudita, Libia e Kuwait istituirono un fondo equivalente a 378 milioni di dollari a favore dei Paesi coinvolti nella guerra contro Israele. L'Egitto, in situazione finanziaria disperata, non poteva più continuare la guerra in Yemen, e Nasser e Faisal accettarono un compromesso proposto dal Sudan per il ritiro dallo Yemen. Un incendio nella Moschea di Al Aqsa a Gerusalemme il 21 agosto 1969 portò alla convocazione della Conferenza Islamica nel settembre 1969 a Rabat, in Marocco; i rappresentanti delle nazioni arabe concordarono di intensificare gli sforzi per garantire un rapido ritiro delle forze militari israeliane nei territori occupati e perseguire una pace onorevole.

Nel luglio 1973 l'Arabia Saudita minacciò di ridurre le consegne di petrolio agli Stati Uniti per il loro sostegno a Israele. La minaccia divenne realtà nell'ottobre 1973, allo scoppio della "guerra del Kippur", tra Israele e una coalizione composta da Egitto e Siria, quando l'OPEC (Organization of Arab Petroleum Exporting Countries) impose un aumento generale dei prezzi del petrolio e un embargo alle esportazioni verso Paesi sostenitori di Israele o alleati dei suoi sostenitori, con l'obiettivo di ottenere il ritiro israeliano dai territori arabi occupati e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese.

In una conferenza araba tenutasi ad Algeri nel novembre 1973 l'Arabia Saudita e tutti i partecipanti, tranne la Giordania, riconobbero l'OLP come legittimo rappresentante del popolo palestinese. Il re di Giordania Hussein rifiutò di partecipare, ma Faisal lo convinse a intervenire nel mese di ottobre 1974 a Rabat, e in tale occasione Hussein concesse anche il suo assenso alla proposta che l'Olp dovesse essere il negoziatore con Israele sulla costituzione di un'entità palestinese nel territorio occupato. In cambio, l'Arabia Saudita promise a Hussein 300 milioni di dollari all'anno per i successivi quattro anni.

In seguito agli accordi del 1973 che avevano triplicato il prezzo del greggio, l'Arabia Saudita aveva ottenuto un notevole incremento dei ricavi da poter utilizzare in ulteriori progetti di riforma. Tuttavia la salute incerta, il superlavoro e l'età impedirono a Faisal la formulazione di un nuovo piano di sviluppo prima della sua morte: il 25 marzo 1975 veniva assassinato da un nipote.

Il regno di Khalid, 1975-1982

Dopo l'assassinio di Faisal il principe ereditario Khalid salì al trono e Fahd, ministro degli interni, fu nominato principe ereditario. Khalid aveva un carattere tranquillo, ma coerente e influente all'interno della famiglia reale. Fu più liberale nei suoi rapporti con la stampa e concesse maggiore spazio decisionale ai suoi ministri e governatori, privilegiando l'approccio di squadra nella soluzione dei problemi.

Nel'aprile 1975 concluse finalmente un accordo per l'Oasi di Al Buraymi, in cui si incontrano i confini di Abu Dhabi, Oman e Arabia Saudita. Nell'aprile 1976 effettuò visite di stato a tutti gli Stati del Golfo allo scopo di promuovere relazioni più strette con i suoi vicini ponendo le basi del futuro Gulf Cooperation Council (GCC). Alla fine del 1975, Khalid nominò il principe ereditario Fahd suo vice primo ministro e un altro fratellastro, Abd Allah secondo vice. Fahd divenne il portavoce principale del regno e artefice principale della modernizzazione saudita, in politica estera e nel settore petrolifero.

Nel 1976 una delle principali preoccupazioni del governo saudita era l'annosa guerra civile in Libano. Anche se formalmente impegnato alla non ingerenza, Fahd tuttavia fu determinante nella creazione di una forza di pace nella Lega degli Stati Arabi. Khalid intanto dovette tornare negli Stati Uniti per un intervento cardiaco. Negli anni Settanta e Ottanta il governo si concentrò nella costruzione dei complessi industriali di Yanbu e Jubayl e nel potenziare lo sviluppo agricolo.

Nel settore degli affari esteri, le relazioni Stati Uniti-Arabia Saudita restarono cordiali, nonostante la diversità di vedute sulla soluzione del problema palestinese. Nel gennaio 1978 ci fu un incontro a Riyadh tra il Presidente Jimmy Carter e re Fahd, il quale fece presente che la pace sarebbe stata possibile solo con il completo ritiro di Israele dai territori occupati, e l'autodeterminazione per i palestinesi. I due capi di stato trattarono anche il problema della penetrazione sovietica nello Yemen del Sud. Cinque mesi dopo l'incontro gli U.S.A. consegnavano all'Arabia i primi sessanta F-15 e in seguito la tecnologia AWACS, per cui l'Arabia Saudita era ormai partner statunitense a pieno titolo nelle aree di interesse comune.

Il 26 marzo 1979, in seguito al trattato di pace stipulato tra Egitto e Israele, Khalid ruppe le relazioni con l'Egitto e cercò di convincere gli arabi a introdurre sanzioni economiche contro questo stato. Il 20 novembre 1979 un gruppo di oltre 500 dissidenti oltranzisti musulmani occupò la Grande Moschea della Mecca. Erano guidati dal sunnita Juhaiman ibn Muhammad ibn Saif al Utaiba, membro di una delle famiglie prominenti del Najd, antichi alleati di Abd al Aziz nei primi decenni del XX secolo e legati all'Ikhwan, i quali ritenevano che la famiglia reale avesse perso la sua legittimità a causa della corruzione e dell'imitazione dell'Occidente.

La leadership saudita rimase inizialmente paralizzata: la Grande Moschea circonda la Kaaba, simbolo dell'unicità di Dio, edificata secondo la fede islamica dal profeta Abramo. Nel cortile si realizza lo hajj, quinto pilastro dell'Islam. A causa della santità del luogo, i non-musulmani non possono entrare nella città della Mecca, e tutti i luoghi santi sono soggetti a leggi speciali: vi è vietato spargere sangue, deturpare o inquinare in qualsiasi modo. Ma una guardia era stata uccisa da uno dei dissidenti, e la profanazione rappresentava una grave violazione del diritto islamico. I seguaci di Juhaiman includevano sia donne che uomini, altri arabi della penisola, alcuni egiziani, e molti laureati del seminario reale di Medina; erano muniti di provviste e armi per far fronte all'assedio.

Il governo ottenne dagli ulama una dispensa per consentire l'uso di armi in un luogo sacro e dopo due settimane di scontri riuscì a sbaragliare i dissidenti; tutti i maschi superstiti furono decapitati nelle piazze di quattro città saudite. La ribellione tuttavia spinse Khalid a una profonda riflessione: molti dei dissidenti provenivano da due delle tribù tradizionalmente reclutate per la guardia nazionale, e nel vicino Iran i seguaci di Khomenini avevano portato avanti ideologie simili nei primi mesi del 1979.

20mila soldati della Guardia Nazionale vennero subito spostati nella Provincia Orientale a confine con l'Iran, dove si concentravano i disordini sciiti, zona vulnerabile al sabotaggio, per la presenza di numerosi oleodotti e gasdotti; inoltre l'Aramco aveva una maggioranza di lavoratori sciiti alle proprie dipendenze. Rispetto ad altre città della provincia orientale, le città sciite di Al Qatif e Al Hufuf erano aree depresse, prive di scuole decenti, ospedali, strade, fognature e inadeguata fornitura elettrica e idrica.

Il vice ministro degli interni, Amir Ahmad ibn Abd al Aziz, elaborò un piano globale per migliorare il tenore di vita nelle aree sciite. Ai primi di novembre, una settimana prima dell'Ashura - la maggiore ricorrenza religiosa sciita, che commemora la morte di Husayn, successore di Maometto ucciso nel 680 a Kerbala - il governo annunciò un piano di sviluppo di 240 milioni di dollari per Al Qatif; inoltre Fahd ordinò il rilascio di 100 sciiti arrestati in seguito ai disordini e cinque giorni dopo l'Ashura Khalid visitò la zona; questa politica combinata di concertazione e aiuti risolse in buona parte il problema degli sciiti.

La leadership saudita cominciò ad assumere un ruolo più incisivo a livello mondiale e nel gennaio 1981 ospitò la Conferenza Islamica, che includeva 38 capi di Stato musulmani; in tale occasione l'Arabia Saudita, "custode dei Luoghi Santi" volle presentarsi come alternativa al radicalismo islamico della Libia di Muammar al Gheddafi e di Khomeini in Iran. Poco dopo la Conferenza la leadership saudita annunciò la formazione del progetto GCC, che comprendeva i sei stati della penisola arabica accomunati da istituzioni politiche, condizioni sociali e risorse economiche: Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, con l'obiettivo di coordinarne la politica economica, industriale, e la difesa.

Intanto l'instabilità regionale si intensificava: oltre al problema palestinese e la guerra civile in Libano, nel dicembre 1979 l'Unione Sovietica invadeva l'Afghanistan, nel settembre 1980 l'Iraq attaccava l'Iran per la sovranità dello Shatt al Arab, nei due Yemen sembrava aumentare l'influenza sovietica. Nel dicembre 1981 un gruppo sciita addestrato in Iran tentò un colpo di stato in Bahrain; gli insorti furono catturati, ma la necessità di evitare il ripetersi di eventi simili spinse i sauditi a costruire una strada rialzata che collegasse il Bahrain alla terraferma saudita, così da poter inviare supporto in caso di nuove violenze. Nel dicembre 1980 le truppe giordane e siriane erano sul punto di scontrarsi, ma l'inviato saudita Amir Abd Allah riuscì ad evitare la guerra tra i due Paesi.

Fahd fu particolarmente attivo in politica estera. Nel maggio 1981 riuscì ad evitare un'escalation delle tensioni tra Algeria e Marocco, e cercò di elaborare un'alternativa all'isolamento dell'Egitto in seguito agli Accordi di Camp David. Nel mese di agosto 1981, prima della partenza di Sadat per gli Stati Uniti per discutere la ripresa del processo di pace, Fahd propose il proprio piano di pace per la risoluzione del conflitto arabo-israeliano, una soluzione globale che includeva la creazione di uno Stato palestinese e il riconoscimento arabo del diritto di Israele a esistere, in cambio del ritiro israeliano dalla Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Il piano fu approvato dall'OLP, ma venne respinto dai dissidenti palestinesi, dalla Libia e dalla Siria.

Il regno di Fahd - 1982-2005

Il 14 giugno 1982, alla morte di Khalid dopo una breve malattia, Fahd divenne il nuovo sovrano e nominò Abd Allah, capo della guardia nazionale, principe ereditario. Tra i primi problemi ci fu il calo del 20% dei proventi, a causa del surplus mondiale conseguente al boom petrolifero dal 1974 in poi, ma venne affrontato riducendo il numero dei lavoratori stranieri nel Paese.

Il regno di Fahd ebbe un ruolo di mediazione fondamentale nei conflitti interarabi. Nel 1989 re Fahd riunì l'intera Assemblea Nazionale Libanese, comprendente sia cristiani che musulmani, nel resort saudita di At Taif, ove i deputati libanesi votarono un progetto di riforma e finalmente elessero un nuovo presidente; anche se questo non risolse i problemi in Libano, contribuì tuttavia a porre fine al conflitto aperto.

Nel novembre 1987 l'Arabia Saudita ristabiliva le relazioni diplomatiche con l'Egitto; nel marzo 1989 Re Fahd visitò il Cairo ricevendo un'accoglienza entusiasta dalla popolazione, che finalmente si vedeva riunita al mondo musulmano. Dopo l'invasione irachena del Kuwait nel 1990, l'Arabia Saudita accolse la famiglia reale del Kuwait e 400mila rifugiati, permettendo alle truppe occidentali e arabe di utilizzare il territorio saudita per la liberazione del Kuwait l'anno successivo. La mattina del 1 agosto 2005 fu annunciata la morte di re Fahd, e il principe ereditario Abdullah divenne il nuovo re.